La commedia napoletana di Eduardo De Filippo…in salsa palestinese

2019-10-28 12:06:13
Eduardo De Filippo in salsa palestinese non si era ancora visto. Una impresa ardita, messa in scena a Ramallah. A tradurre, per la prima volta in arabo, “Uomo e Galantuomo” è stato Ihab Halawa, il regista della versione ridotta, recitata per ora in napoletano e sintetizzata in arabo da attori non professionisti, italiani e palestinesi alle prese con lo studio della lingua italiana in Cisgiordania. IHAB HALAWA Regista "Eduardo De Filippo fa del suo teatro una denuncia sociale: in “Uomo e Galantuomo” parla dell’orgoglio, della pazzia, dell’apparenza nella società: sono dei temi adattabili nel mondo arabo." Lì dove l’adattamento è meno facile, Ihab ha usato la licenza poetica, come nel caso del tradimento del marito da parte di Bice, l’amante di don Alberto, protagonista della commedia. IHAB HALAWA Regista "E’ stato descritto come un tradimento ma senza rapporto sessuale. E’ stato tolto questo per la sensibilità della cultura palestinese: una cultura un po’ religiosa, in cui quindi si tiene molto al matrimonio, ai rapporti all’interno del matrimonio, ma non fuori." Un lavoro promosso dalla Società Dante Alighieri di Ramallah e non facile per Ihab, cristiano palestinese che ha avuto la possibilità di studiare turismo e spettacolo all’università di Messina. IHAB HALAWA Regista "Il mio modo di vedere le cose è cambiato un po’, perché comunque anche l’arte è una forma di resistenza in Palestina: anche solo far uscire la gente dalla situazione politica, il mettersi a ridere, è un passo importante." Dì la verità, ma rende in arabo il napoletano di Eduardo De Filippo? IHAB HALAWA Regista "La traduzione è stata fatta in dialetto palestinese, non proprio in arabo classico. Tradurre alcuni termini napoletani come la “buatta” è stato difficile. Quindi sí, manca un po’ del suo senso in arabo."

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