In cammino verso Betlemme con i personaggi del presepe: Maria
2023-12-13 15:39:49
P. MARCO GAMBAROTTO
Arcidiocesi di Luanda - Angola
Il Vangelo di questa domenica, la terza domenica di Avvento, ci sorprende con un annuncio inaspettato, quasi inopportuno, davanti anche alle difficoltà che sta vivendo il mondo, i popoli e le difficoltà che vive ancora ogni persona. Questo annuncio è: “Rallegratevi, gaudente.”
Oggi la Chiesa, nella sua funzione profetica, ti invita a rallegrarti. Rallegrarti per cosa? Per la luce. Il Vangelo di questa domenica parla di luce.
La luce nel Vangelo di Giovanni è sempre relazionata con la vita. Anche oggi, quando un bambino nasce quando viene partorito, diciamo che viene alla luce, che vede la vita.
Ecco, questa luce, questa vita che il Signore vuole darti, è il regalo che ha preparato per te per questo Natale. Il Signore vuole far nascere in te un nuovo modo di vivere.
Questo è quello che il Signore vuole fare con te in questo Natale. E davanti magari anche alle tue incapacità, ai tuoi limiti, alle situazioni che tu stesso non accetti di te, che vorresti cambiare di te, anche nei tuoi peccati, alle tue sofferenze, il Signore vuol dare alla luce un tuo nuovo.
E così oggi il Signore, soffrendo i dolori del parto, vuole consegnarti gratuitamente questo nuovo modo di vivere, che è un regalo. E se oggi lo chiedi al Signore, in questa solennità il Signore vuole dartelo perché lo ha promesso al mondo.
Guarda che il centro di questa solennità non siamo noi, non sono le luci, non sono le feste. Noi siamo importanti, ma il centro è Cristo. Cristo oggi che vuole venire a te.
Sr. VALENTINA SALA, sja
Ostetrica
Come ostetrica mi sono trovata ad accompagnare tanti travagli, anche ad entrare in tanti travagli, perché ho incontrato donne e anche ostetriche che nell'assistenza al parto arrivavano come un compimento di un'attesa.
Ed era l'attesa di qualcuno, di quel bimbo che doveva nascere, immaginato, desiderato, aspettato per tanto tempo. Ma anche era un momento in cui le donne venivano attese. Vuol dire che in quel momento li davvero il loro essere madri diventava concreto con un bimbo tra le braccia.
E ho incontrato, soprattutto negli anni in cui ho lavorato a San Joseph, qui a Gerusalemme, donne palestinesi, donne ebree e donne straniere e tutte in quel momento lì, diventano delle persone così fragili e così forti nello stesso tempo.
E così diciamo disarmate. Perché la vita prende tutta l'attenzione.
Ed è sempre stato molto bello, anche nei momenti dolorosi, anche quando le cose non andavano secondo le aspettative. Perché certo c'è un'attesa concreta di un evento che si deve compiere. Ma c'è anche un'attesa di alcune aspettative, per cui anche questo accompagnare diventa il cercare di aiutare ad accettare quello che la realtà poi presenta. Perché è vero che l'attesa noi la vediamo sempre immaginandoci che, come le vogliamo noi le cose, ma poi il compimento dell'attesa è piuttosto un'accettazione.
E poi sempre io vedo il travaglio di parto come il passaggio pasquale, Comunque per cui davvero, davvero, attraverso quel dolore in cui si deve stare e si deve aiutare a stare, però c'è sempre dentro una speranza forte e anche una certezza che quello che ci aspetta di là è comunque vita.
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