Festa dell’Ascensione: lo sguardo rivolto al cielo
2020-05-21 13:57:52
Piccolo, e unico nel suo genere: per raggiungere il luogo che fa memoria della Ascensione di Gesù, quaranta giorni dopo la Pasqua, bisogna salire fino al punto più alto del Monte degli Ulivi, 808 metri sul livello del mare: oggi ricade sotto la gestione musulmana, ma una volta all’anno ospita le celebrazioni delle diverse confessioni cristiane, secondo i rispettivi calendari.
Sotto un sole cocente l’ingresso solenne, la preghiera dei vespri e della compieta si svolgono per la prima volta dopo tanto tempo con pochissimi fedeli, e l’allentamento delle misure anti-Coronavirus cancella l’obbligo della mascherina, quando le celebrazioni si svolgono all’aperto.
All’interno della cappella centrale la pietra in cui la tradizione scorge l’impronta del piede lasciata da Gesù prima di ascendere al Padre, seguito dallo sguardo dei Discepoli. Poi, negli Atti degli Apostoli si legge che due uomini in bianche vesti dissero ai Discepoli: “Uomini di Galilea, perchè state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Fr. DIEGO DALLA GASSA, ofm
Custodia di Terra Santa
"Già questa indicazione, delle persone che guardano verso il cielo, è stata importantissima per coloro che hanno edificato il primo luogo. La nobile romana Poimenia nel 378 fece edificare una prima struttura, un primo edificio, che aveva il tetto aperto."
Del primo edificio rimane ben poco: dopo la sua distruzione i crociati ricostruiranno l’Edicola, di nuovo lasciandola priva della cupola.
Fr. DIEGO DALLA GASSA, ofm
Custodia di Terra Santa
"Quando vennero qui i musulmani nel 1187 prendono il luogo e pensano loro a concludere questa edicola mettendo il tetto. Però loro non sapevano che significato aveva questo luogo. Noi siamo destinati al cielo: l’uomo è destinato a guardare il cielo per poter vivere adesso, qui, in questa vita, una vita che può tornare e dovrà tornare in cielo."
Immagini Maggio 2019
Nel tardo pomeriggio si ripongono i paramenti: mancano quest’anno - conseguenza delle restrizioni ancora in vigore - le grandi tende bianche montate per accogliere i fedeli, cosí come la parte più suggestiva della festa: le numerose celebrazioni notturne che si susseguono dentro e intorno all’edicola fino all’alba. In parte si recupera il giorno seguente di prima mattina, con le celebrazioni del Nunzio Apostolico Mons. Leopoldo Girelli, della Comunità del Getsemani, della comunità araba, e infine con la messa solenne presieduta dal Vicario della Custodia di Terra Santa.
Fr. DOBROMIR JASZTAL, ofm
Vicario Custodia di Terra Santa
"La cosa più importante che noi dovremmo chiedere al Signore è quella di continuare a sostenere la nostra vita, ad illuminarla, a guidarla con la grazia del suo Spirito. Perchè ciascuno di noi possa adempiere quella missione a cui è stato chiamato, servendo i fratelli ma soprattutto rendendo presente il Signore in mezzo ai fratelli. E’ ciò che i Discepoli hanno compreso qui, su questo monte, è la speranza con cui sono scesi in attesa dello Spirito Santo."
“L’impossibilità di raggiungere i santuari e i Luoghi Santi da parte dei pellegrini ha toccato un po’ tutti”, ha spiegato il Vicario Custodiale riferendosi al particolare momento storico che tutto il mondo sta attraversando.
Fr. DOBROMIR JASZTAL, ofm
Vicario Custodia di Terra Santa
"Ma non per questo la gente di tutto il mondo è assente dalla Terra Santa. Ogni giorno siamo qui a ricordare non soltanto di quelli che lo chiedono, ma di tutti coloro che hanno bisogno di aiuto, di sostegno."
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