Salesiano: l'amore di Dio per i giovani
2022-01-31 07:41:27
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
“Don Bosco è famoso per questo: “Essere straordinario nell’ordinario”
Il monastero di Ratisbonne, situato a Rehavya a Gerusalemme, è un luogo pieno di storia, fin dagli inizi della sua costruzione nel 1874. Dal 2004 è diventato lo Studium Theologicum Salesianum ed è diventato casa per la congregazione salesiana di San Giovanni Bosco.
SLIDE. Chi era Don Bosco?
Don Bosco nacque in Italia nel 1815, in Piemonte. A due anni suo padre morì e questo segnò in maniera profonda la sua vita e la sua relazione con i giovani. A nove anni fece un sogno, che lo guiderà nel resto nella sua vita.
Fr. GIANLUCA VILLA, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
All’inizio sognò dei giovani che stavano picchiandosi e si gettò in mezzo a loro, menando le mani pure lui, perché stavano dicendo parolacce, bestemmiando Dio e la Chiesa. Poi sognò Gesu e Maria che gli dissero che avrebbe dovuto prendersi cura di loro. In seguito sogno dei lupi che divennero agnelli. All’inizio non capi il significato di quello strano sogno, ma la mattina seguente, quando si svegliò e lo raccontò, sua madre pensò che forse sarebbe diventato prete. Don Bosco ebbe altri sogni, nella sua vita, che accompagnarono la sua vocazione.
Dopo questo sogno, si dedicò alla gente del suo villaggio: organizzò attività, propose momenti di discussione... Nel 1841, decise di diventare prete e di lavorare con i giovani. Iniziò a Torino con i giovani in carcere e lì scoprì una realtà di abbandono e di estrema povertà. Di fronte a questa realtà, scelse di dedicare la sua vita a loro e nel 1846 creò l’oratorio. Fondò poi i Salesiani di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, l'Associazione dei Cooperatori Salesiani, una sorta di terz’ordine.
Il 18 dicembre 1859, in un contesto particolare, nacque la congregazione salesiana:
Fr. GIANLUCA VILLA, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
"In quel periodo Don Bosco cominciò a raccogliere intorno a sé persone, sacerdoti, ma anche laici e giovani che provenivano da quello stesso gruppo di giovani che aveva cresciuto in oratorio. Era notte, era sera ed erano nella stanza di Don Bosco, ed erano circa 20 persone e firmarono un documento che segna la nascita ufficiale della nostra congregazione. C’erano due sacerdoti, e molti giovani sui vent’anni che già lavoravano con Don Bosco. Quindi possiamo dire che la congregazione salesiana è nata veramente per i giovani con i giovani".
Il sistema preventivo di Don Bosco si basa su Ragione, Religione e Amorevolezza. Il carisma è definito da diversi aspetti: il dedicare la propria vita ai giovani, la relazione con Dio da persone consacrate e la vita in comunità. Il motto riassume perfettamente questo carisma:
Fr. GIANLUCA VILLA, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
"Se vogliamo sintetizzare il nostro carisma in una frase possiamo prendere il nostro motto: "Da mihi animas, caetera tolle". Significa dammi le anime e tieniti il resto. E parla dell'aspetto mistico della nostra vita: lavorare per le anime, prendersi cura delle anime, delle persone; e della parte ascetica della nostra vita: cosa molto importante. "Prenditi il resto", cioè qualsiasi cosa che non ci serve per salvare i giovani, la abbandoneremo. Vuol dire comodità, vuol dire piaceri, vuol dire tutto ciò che si può pensare che non sia utile alla nostra missione".
Perché diventare salesiani?
Ogni vocazione è differente, ma tutti volevano impegnarsi per i giovani.
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
"Ad essere sincero il primo approccio con i salesiani è stato aver sentito la mano di Dio su di me, quindi quella persona è stata per me una specie di mano di Dio per fare dei passi nella mia vita e poi volevo diventare come questa persona, questo prete. Questa è stata la mia prima impressione. A poco a poco ho capito che il Signore, Dio voleva che io diventassi come questa persona per rendere la mia vita pronta a servirlo attraverso i giovani, attraverso quello che ha fatto Don Bosco perché io stesso sono un prodotto di questa vocazione, sono stato salvato da un sacerdote salesiano e voglio fare ciò che ho ricevuto".
Ogni giorno provano a seguire ciò che Don Bosco gli ha insegnato e trasmesso.
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
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"È molto interessante per noi, salesiani, credere che nella nostra vita quotidiana possiamo vedere Dio ogni giorno e in qualsiasi cosa stiamo facendo, nel tempo della preghiera, nel tempo dello studio, in questo stesso momento, quando siamo con i bambini, con i giovani. Tutto quello che facciamo nella nostra vita quotidiana è immerso in Dio. Don Bosco è conosciuto così: "Straordinario nell'ordinario". Quindi, per essere salesiani oggi, dobbiamo vivere con semplicità, far conoscere che Dio ti ama ovunque tu sia. Quindi speriamo di poter portare questa persona, dal punto in cui si trova, nella sua situazione in cui si trova, a Dio, come faceva Don Bosco. Questo è un impegno quotidiano, non è facile, ma desideriamo vivere così".
I salesiani si sono evoluti nel corso degli anni, per vivere il nostro tempo e rendere Dio accessibile a tutti:
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
"Voglio davvero ringraziare la Congregazione Salesiana, non solo per quello che ha fatto per me, I Salesiani mi hanno letteralmente salvato la vita, ma perché stanno ancora cercando di trovare nuove modalità per avvicinare Dio alla gente".
SLIDE. E in Terra Santa, come vivono la loro missione?
Presenti dal 1893, i Salesiani hanno una significativa presenza in Terra Santa: 5 case che permettono loro di diversificare le loro attività e il loro accompagnamento dei giovani.
A differenza delle altre, il monastero di Ratisbonne è un centro teologico che prepara 48 studenti salesiani di tutto il mondo a diventare sacerdoti. Le altre sono case per l’accoglienza dei giovani che lo desiderano:
Fr. GIANLUCA VILLA, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
"La prima che mi viene in mente è quella di Betlemme. Betlemme è un centro di formazione professionale. C'è anche un grande oratorio con un gruppo scout molto numeroso. C'è anche un panificio che vende pane a prezzi accessibili per le persone bisognose. È una vera presenza salesiana in quella città.
Un'altra presenza è Cremisan, famosa per la cantina, che produce vino e lo vende in tutto il mondo. E qui in Terra Santa, la cantina esiste dal 1885 ed è un gioiello dei salesiani in Terra Santa. Cremisan è anche la sede della casa ispettoriale e c'è anche una casa di ritiro dove vengono accolti visitatori e pellegrini vista anche la presenza di un grande parco.
Siamo presenti a Nazareth dove c'è una scuola tecnica, un oratorio, una scuola pubblica. È una grande presenza quella di Nazareth.
E siamo presenti anche a Beit Jamal, una grande proprietà con molti ulivi. Producono olio e accolgono visitatori, ebrei, musulmani, cristiani ed è un posto famoso perché come dice la tradizione è il luogo dove fu sepolto Santo Stefano: quindi è uno dei luoghi santi della Terra Santa".
Oltre a questi centri di formazione, come Don Bosco, i Salesiani sono presenti tra la popolazione locale:
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
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"Personalmente sono andato ogni sabato a Betlemme per le attività pastorali con 2 gruppi principalmente: con gli scout (gruppo grande), con i bambini e i giovani, con loro di solito ci siamo dedicati a discorsi spirituali, condivisioni spirituali, facciamo anche dei giochi perché la nostra spiritualità ha a che fare con ciò che piace ai bambini. Ai bambini piacciono i giochi, quindi a noi piacciono i giochi e giochiamo con loro, perché amiamo ciò che loro amano". Questo era Don Bosco: "Ama ciò che i bambini amano, affinché essi possano amare ciò che tu ami". È un grande impegno, non facile, ma è quello che facciamo a partire da questa intuizione. Possiamo parlare con loro di Cristo perché sono tutti cristiani. L'oratorio, invece, e il centro giovanile, sono misti. La maggior parte di loro è musulmana. È un dono per noi, che Dio ci ha dato per servire tutte le persone. Nell'oratorio si gioca a calcio, c'è una specie di formazione umana e una presenza semplice, ma significa molto perché non serviamo gli altri con oggetti per renderli come noi; no, noi amiamo come Dio ama: servendo gli altri. Quindi senza distinzione, e questo è un grande regalo davvero per avere non solo cristiani nelle nostre case".
Un segno speciale
A differenza di molte congregazioni, non possiamo distinguere i salesiani dal loro abito religioso. Tuttavia, hanno una croce che ci permette di riconoscerli:
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
Religioso salesiano - Monastero “Ratisbonne” di Gerusalemme
"Questa croce l'abbiamo ricevuta il giorno della nostra professione perpetua. Questo è il secondo segno che riceviamo. Come primo segno, invece, per la prima professione, riceviamo una medaglia, quando finiamo il noviziato e facciamo i voti temporanei, quindi, prendiamo le medaglie. Questo segno è che continuiamo per sempre, diciamo sì per sempre a Dio come modello di Buon Pastore. Ha a che vedere con tutta la nostra identità, perché qui abbiamo l'agnello come viene messo sulle spalle, è un simbolo con una marea di significati perché non è una cosa chiara. Come nella nostra vita, Gesù ci sta portando sulle sue spalle perché noi possiamo, con la sua grazia, portare gli altri sulle nostre spalle così come sono".
Preghiamo
I salesiani pregano insieme la mattina e la sera. Hanno dunque tempi di preghiera comunitaria e personale.
Fr. EDWAR GOBRAN, SDB
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"Noi non abbiamo questa separazione, è vero che i salesiani non hanno una separazione tra lavoro e preghiera perché il nostro lavoro può essere visto come un prolungamento della nostra preghiera, non è qualcosa che è stato messo da parte. E poi, sicuramente, il lavoro può essere considerato come preghiera, ma abbiamo bisogno anche di contemplare, di stare tranquilli, di stare fermi per poter veramente creare uno spazio dentro di noi per poter accogliere gli altri e così trasformare la nostra vita spirituale, rendendoci capaci anche di ascoltare le parole di Dio e di ascoltare gli altri. Per questo è bene essere consapevoli di questo tempo personale, per poter migliorare la propria attenzione, il proprio modo di vivere e unificarci. Perché sappiamo che qualunque cosa facciamo non meritiamo tutto questo bene che Dio ci sta dando, perché è misericordioso, è amore, quindi possiamo unirci a lui perché altrimenti nessuno può farlo".
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San Nicola il Pellegrino è un ragazzo greco nato nel 1075, che quando aveva otto anni ha incontrato Gesù e vedendolo ha ricevuto da lui la preghiera del cuore. È Stato venerato santo dai cattolici ed è rimasto tale per circa nove secoli. Nel 2023, gli ortodossi greci d'Italia, lo hanno inserito nel proprio calendario liturgico. Un santo davvero ecumenico, che ha tanto da dire ai pellegrini che oggi vengono a Gerusalemme. La sua vita è scritta nel libro di Mons. Natale Albino, diplomatico della Santa Sede.