Il matrimonio di Maria e Giuseppe secondo la tradizione ebraica

2018-11-12 07:39:14
Un annuncio inatteso che cambiò i programmi della giovane Maria. Era già promessa a Giuseppe quando ricevette dall’angelo la notizia che sarebbe stata la madre del Salvatore. Ma tra l’annuncio e la nascita di Gesù, c’è un momento segnante nella vita di Giuseppe e Maria: la celebrazione del matrimonio! Davanti alle rovine della città di Nazareth, possiamo immaginare i preparativi della famiglia per il matrimonio, secondo gli usi dell’epoca. Il guardiano e rettore della Basilica dell’Annunciazione, Fr. Bruno Varriano, ha scritto nel libro “Maria, madre dell’umanità” come deve essere stato questo momento di aspettativa nella vita della coppia, basandosi sulla tradizione ebraica per scrivere l’opera. Fr. BRUNO VARRIANO, ofm Guardiano e Rettore della Basilica dell’Annunciazione - Nazareth “Sappiamo che, secondo la tradizione ebraica, il fidanzamento durava un anno. Il promesso sposo non poteva avere contatti con la promessa sposa. Poteva solo vederla da lontano, non potevano incontrarsi. E c’era la difficoltà della gravidanza di Maria. Come spiegare che dopo tre mesi, al suo ritorno dalla casa di Santa Elisabetta ad Ain Karen, era incinta? Momenti che hanno messo alla prova Giuseppe. Ma dopo l’annuncio in sogno, l’angelo gli chiede di non avere paura e accogliere Maria come sposa. Nell’ambito del progetto di salvezza, Giuseppe rinuncia alla sua giovinezza, vivendo in castità, e collabora al progetto di Dio per gli uomini. A quel punto arriva il momento di preparare la casa e la festa! Fr. BRUNO VARRIANO, ofm Guardiano e Rettore della Basilica dell’Annunciazione - Nazareth “Il mese di Adar era il mese dei matrimoni. Diceva un proverbio: ‘Quando arriva Adar Israele si riempie di gioia!’. Possiamo, quindi, immaginare la gioia di questo piccolo villaggio di Nazareth il giorno del matrimonio, quando Maria, in tutta la sua bellezza, indossando il velo, accolse il suo sposo Giuseppe e vennero ad abitare in questa casa in cui ci troviamo, qui nella casa della Sacra Famiglia”. Tutta la comunità locale partecipava alla cerimonia ebraica, ricca di simboli e riti, per rimanere impressa nella memoria di tutti. Fr. BRUNO VARRIANO, ofm Guardiano e Rettore della Basilica dell’Annunciazione - Nazareth “Tutti indossavano i loro abiti migliori ed entravano nella sala complimentandosi con la sposa, per la sua bellezza. Citavano frasi dell’Antico Testamento. Gli anziani della città coprivano il capo con veli bianchi in segno di superiorità, quale segno che i più anziani sono rispettati, sono ascoltati. I bambini quel giorno ricevevano dolci di miele e noci perché era un giorno che tutti dovevano ricordare. Anche lo sposo faceva un regalo alla sposa, un regalo significativo. E tutti volevano sapere cosa fosse, quanto costasse, quanto fosse grande l’amore dello sposo per la sposa”. Il matrimonio di Giuseppe e Maria aveva come obiettivo il progetto di salvezza. Nelle parole del santo francescano San Bonaventura, Dio volle entrare nell’umanità attraverso mezzi comuni, ovvero, con un padre e una madre. Dopo l’indimenticabile celebrazione, gli sposi andarono a casa. Nel complesso della basilica, si trova la Chiesa di San Giuseppe costruita tra il 1911 e il 1914, dove si trovava la casa della Sacra Famiglia. Più in basso si trova la cripta, con ogni probabilità l’officina del padre putativo di Gesù, e, in un livello ancora più inferiore, le rovine di una specie di cucina o dispensa per alimenti. Un ambiente avvolto nell’amore divino espresso nell’amore umano!
Ad ogni passo, ad ogni battito: San Nicola il Pellegrino
Ad ogni passo, ad ogni battito: San Nicola il Pellegrino

San Nicola il Pellegrino è un ragazzo greco nato nel 1075, che quando aveva otto anni ha incontrato Gesù e vedendolo ha ricevuto da lui la preghiera del cuore. È Stato venerato santo dai cattolici ed è rimasto tale per circa nove secoli. Nel 2023, gli ortodossi greci d'Italia, lo hanno inserito nel proprio calendario liturgico. Un santo davvero ecumenico, che ha tanto da dire ai pellegrini che oggi vengono a Gerusalemme. La sua vita è scritta nel libro di Mons. Natale Albino, diplomatico della Santa Sede.