Determinazione e fede: la storia di Youssef Azizeh
2022-04-04 07:53:36
Padre BOUTROS NEMEH
Chiesa siriaca – Betlemme
“Qualsiasi cosa io dica, non riuscirò mai a esprimere i sentimenti che provo per lui. Lo considero come un figlio, e’ sempre nel mio cuore e nella mia mente. È incredibile! Pregava, digiunava, leggeva la Bibbia…. Era un profondo conoscitore della religione cristiana. Era una cosa che mi rallegrava il cuore perché raramente questa conoscenza la si trova nei giovani di oggi. Ogni volta che aveva tempo, veniva in chiesa per aiutare, pregare”.
Fr. MARWAN DEIDES, ofm
Parroco di Nazareth
“Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido di aiuto. Non nascondermi il tuo volto nel giorno in cui sono nell'angoscia.” Salmo 102
È un versetto di un Salmo che si può recitare in giorni particolarmente difficili. Il “grido” di una persona che soffre - per diversi motivi - nasce dalla forza della fede, dalla capacità del Signore di aiutarlo nei momenti di difficoltà e di dolore. La storia di cui parleremo è una storia di dolore, una storia di difficoltà, ma che grazie all’unità della famiglia e alla fede, ha permesso a questo giovane, alla sua famiglia, di superare insieme un momento terribile.
A piccoli passi, che diventeranno sempre più grandi, raggiungeremo la meta: una storia di fede”.
YOUSEF AZIZEH
Betlemme
“Dio affida ai suoi fedeli più forti le battaglie più dure”.
RULA AZIZEH
Mamma di Youssef
“Era un giorno molto bello. Avevo invitato tutti i membri della nostra famiglia per pranzo. Dovevamo festeggiare i tanti successi che la famiglia aveva ottenuto: i miei tre figli infatti si erano diplomati all’università e a scuola con il massimo dei voti. In tutta la casa si respirava un’atmosfera di gioia, così ci siamo riuniti come una famiglia per celebrare quei successi. Youssef non era con noi, era in viaggio.”
RAMY AZIZEH
Betlemme
“Ricordo quel giorno: non sentivamo Youssef da più di otto ore, e questo non era normale, perché di solito ci telefonava spesso, essendo arrivato a Londra da poco ci aggiornava sempre su dove si trovava e cosa faceva.
Quel giorno erano quasi le dieci di sera e non sentivamo Youssef da molto, tanto che mia sorella Nicole cominciava a preoccuparsi. Sentiva che a Youssef fosse successo qualcosa di brutto”.
RULA AZIZEH
Mamma di Youssef
“È stato un momento molto difficile! Non sentivo mio figlio. Cosi ho iniziato a pensare a come trovarlo e mi sono ricordata che mi aveva parlato di alcuni suoi nuovi amici che aveva incontrato all’università. Così ho iniziato a cercare i loro nomi sui social media, inviando loro dei messaggi e chiedendo loro di Youssef.
Erano le otto di sera, ed ero preoccupata per mio figlio.
Gli amici di Youssef non mi rispondevano tramite messaggio, cosi ho chiesto all’amministrazione dell’Università di cercare dove si trovasse mio figlio perché non era normale che non lo sentissimo da tutte quelle ore
A quel punto, l’università ha chiamato la polizia che l’ha immediatamente informata che Youssef aveva avuto un incidente mentre stava attraversando le strisce pedonali: un’auto che giungeva dalla direzione opposta l’aveva travolto. Si trovava in ospedale.
Da quel momento non sono più riuscita a pensare, non sapevo cosa dovevo fare. I vicini di casa continuavano a venire a chiedere informazioni sulle condizioni di Youssef, ma non potevo rispondere perché non sapevo quali fossero le reali condizioni di mio figlio e cosa gli fosse successo. Io pensavo solo a come raggiungerlo.
Sono stati i due giorni più difficili della mia vita!
Nel frattempo ho cominciato a preparare i documenti necessari per andare da mio figlio.
L’incidente è avvenuto il 14.07.2017.
Poco prima di partire qualcuno mi ha messo tra le mani una preghiera che ho tenuto stretto – senza nemmeno accorgermi – fino a quando sono arrivata da mio figlio Youssef.
Ho pianto per tutto il viaggio, e quando sono arrivata da lui, l’ho guardato come ogni madre guarderebbe suo figlio: dovevo trovare una soluzione a quello che era successo, cercavo di capire cosa gli era successo ma non ci riuscivo.
Le sue condizioni erano molto gravi: era collegato ai respiratori; non vi era parte del suo corpo da cui non uscivano tubi e fili. Una situazione cosi grave non l’avevo mai vista in tutta la vita mia: era come una candela che si stava spegnendo, non c’era vita, mancavano ossa sul lato destro della sua testa…era una situazione estremamente spaventosa.
Lo guardavo come una madre solo può fare e mi chiedevo come potessi aiutarlo: ero li per quel motivo ma non sapevo cosa fare. In quel momento l’unica cosa che mi passava per la mente, e l’unico modo in cui potevo aiutarlo, era sedermi accanto a lui e pregare. Ho cominciato a pregare e cantare: “Signore, abbi pietà di noi”.”
Fr. MARWAN DEIDES, ofm
Parroco di Nazareth
“Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare” Salmo 23
Con queste parole affidiamo a nostro Signore la vita di una persona. Una madre che si inginocchia e prega senza mai perdere la speranza, che affida suo figlio al Signore, consapevole che il pastore non lascia che le sue pecore si perdano. Distribuiva corone del Rosario nella speranza che la gente recitasse il Rosario… combatteva con la preghiera e la fede”.
RULA AZIZEH
Mamma di Youssef
“Il giorno più difficile è stato quando i medici volevano parlarmi delle condizioni di mio figlio: mi rifiutavo di ascoltarli, non volevo credere a quello che mi dicevano. Dissero che non si sarebbe mai svegliato dal coma, che le sue condizioni erano gravissime. Mi dissero che il suo cervello aveva subito gravi danni. Inizialmente Yousef si trovava in terapia intensiva dove il paziente riceve un trattamento immediato - causato da grave trauma - ma ci resta per un breve tempo.
Cinque mesi dopo, Youssef è stato trasportato in un altro ospedale per la riabilitazione e lì ho incontrato il medico che si prendeva cura di Youssef, il quale mi disse che in caso di emergenza lo avrebbero staccato dalle macchine che lo aiutavano. Io ho subito risposto che bisognava fare di tutto, ma il medico continuava a ripetere che le sue condizioni erano molto gravi e che nel caso ci fosse stata una ricaduta non sarebbe riusciti a salvarlo. Per lui la speranza di un miglioramento era quasi impossibile.
Youssef si trovava ancora in coma e io ho avuto un esaurimento nervoso. Cercavo di convincere il dottore che credevo e avevo fede nella potenza di Dio, continuavo a ripetere che solo Dio poteva fare un miracolo e che solo Lui poteva decidere della vita di mio figlio. Non saremmo stati noi a porre fine alla sua vita.
Ma il Dottore insisteva nelle sue opinioni, malgrado io non fossi d’accordo. Mi rifiutavo di rispondergli. Gli dicevo solo che come medico era sua responsabilità prendere la decisione giusta. Ero sicura che il Signore non avrebbe permesso che accadesse qualcos’altro a mio figlio, sapevo di non aver bisogno del dottore per salvarlo, ero certa che sarebbe successo il miglioramento e questa è stata la mia risposta al dottore.
Alla fine, siamo stati in grado di fare cambiare l’opinione del dottore e Yousef sarebbe stato rianimato si necesario”.
P. Dr. YOUSEF AL BANNA
“Quando ho visitato Youssef per la prima volta, il secondo giorno dell’incidente, ho visto cosa gli era successo, ho visionato i referti medici che indicavano la presenza di una grande lacerazione al cervello. Da medico pensavo che non sarebbe sopravvissuto ma da prete, avevo fede. Una cosa che ho imparato molto da questa famiglia, dalla madre: quando veniva a visitare suo figlio si sedeva a cantare e pregare. Sono cosi cresciuto nella fede, nella speranza che la mano di Dio avrebbe agito, che gli occhi di Dio si sarebbero posati su coloro che hanno bisogno. La mia fede è aumentata come la consapevolezza che Yousef sarebbe guarito, ringraziamo il Signore”.
COLLETE COPPING
Case Manager
“Penso che sia solo un essere umano incredibilmente forte. Ci ha dimostrato dove la determinazione, la motivazione e anche la forza, come la sua fede e quella di tutta la sua famiglia, ti possono portare. Perché, come ho già detto, ha sfidato ciò che i professionisti e la scienza dicono, e oggi continua ad andare avanti e a migliorare costantemente. Ricordo l'anno scorso, quando ho iniziato a lavorare con Yousef, con i suoi modi di comunicare… sai il suo modo principale di comunicare non e’ il “linguaggio nostro”. Mentre ora Yousef è in grado di spiegarsi e un sacco di persone lo capiscono. Può persino andare in un bar e ordinare il suo caffè. Un anno fa non era così, è incredibile, potrebbe sembrare che stia dicendo sciocchezze… ma è un grande progresso per Yousef”.
Fr. MARWAN DEIDES, ofm
Parroco di Nazareth
“Il tempo passa ma quello che succede a Youssef non è altro che una nuova rinascita. Pensiamo che la nascita sia facile! Mi viene in mente l’esempio della Sacra Famiglia: quando lasciarono Nazareth, la Vergine Maria aveva solo sedici anni. Era una bambina incinta di nove mesi, camminava con tutte le difficoltà del caso per raggiungere Betlemme. Non ha trovato un posto dove far nascere suo figlio, e non sapendo dove andare, ha trovato una grotta, e nonostante tutte le circostanze difficili, ha dato alla luce il Salvatore del mondo. Oggi Youssef, il nostro caro figlio, è rinato nonostante le difficoltà. Youssef ha impiegato sette mesi per ritrovarsi dopo essersi svegliato dal coma, ha cercato di capire cosa gli fosse successo, ma non era solo: proprio come San Giuseppe e gli Angeli furono con la Vergine Maria fino alla nascita di Cristo, con Youssef c’era la sua famiglia che lo aiutava e lo sosteneva con la preghiera, la fede, il lavoro, l’impegno, ma soprattutto ricordate che Dio è con Youssef, lo protegge, lo benedice”.
RAMY AZIZEH
Betlemme
“Anche dopo l’incidente, Youssef fa sempre il fratello maggiore, non è cambiato. Anche oggi, la nostra forza viene da Youssef, una forza che vediamo tutti i giorni, come vediamo la sua costanza nell’andare avanti per diventare più forte di prima e la sua continua lode al Signor. Lui stesso considera la sua sventura come un dono del Signore.
Youssef era all’inizio si trovava in quella condizione amolto difficile, molto grave, ha quasi sfiorato la morte, ma oggi è incoraggiato ad andare avanti, mi fa pensare come la mia vita, i miei problemi e le mie piccole preoccupazioni, siano niente di fronte alle difficoltà incontrate da mio fratello maggiore. Spera sempre di tornare come era prima dell’incidente, e anche meglio”.
COLLETE COPPING
Case Manager
“Quando hai speranza, fede, la squadra giusta intorno a te, le persone giuste, non solo la famiglia e i tuoi cari, ma intendo anche i medici della riabilitazione, la squadra giusta e il giusto supporto puoi ottenere qualsiasi cosa”.
Fr. MARWAN DEIDES, ofm
Parroco di Nazareth
“Yousef oggi è l’immagine della speranza che troviamo nella Bibbia, un’immagine di impegno verso Dio. Oggi fa fatica ad esprimere tutta la sua esperienza di fede in Dio, ma ha scritto una lettera indirizzata a tutti noi, a tutti coloro che vivono simili sofferenze, e anche a tutti coloro che pensano di essere lontani da tale sofferenza. Ascoltiamo Youssef attraverso questo sue parole:
La lettera di Youssef
“Poiché questo è un periodo di sacrificio e di preghiera, vi chiedo di mantenere la speranza e l’amore e di restare saldi nella vostra fede, e di ringraziare sempre Dio, indipendentemente dalle prove e dalle tribolazioni che state attraversando, perché è destinata a finire, perché è scritto nella Bibbia: “Ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Dio esiste. Ci mostra la strada e ci apre le porte chiuse in modi strani. Purtroppo ho vissuto un’esperienza difficile che ha cambiato la mia vita e quella della mia famiglia.
Dopo essermi laureato nella mia amata università, mi sono formato per un breve periodo in uno studio legale e poi ho deciso di andare a studiare per un master in Gran Bretagna. Tre giorni dopo, ho avuto un incidente.
All’inizio, nessuno dei dottori si aspettava che mi svegliassi. Ma poi mi sono svegliato anche grazie alle preghiere della mia famiglia e di tutti coloro che mi amano. Il Signore è vicino a chi lo invoca, non abbandona mai i suoi figli e non dimentica mai una candela accesa per nessuno.
Una strana sensazione è stata quella di svegliarsi e ritrovarsi confinato a letto, incapace di muoversi o parlare e, soprattutto, la sensazione di non sapere dove mi trovassi e qual era il motivo. Non avevo assolutamente la capacità di muovermi o parlare, quindi non potevo nemmeno chiedere.
Ricordo che un giorno mia madre era seduta accanto a me sul letto a pregare, e dopo aver terminato la sua preghiera, ha iniziato a raccontarmi del terribile incidente e di tutto quello che mi era successo.
E’ li che ho iniziato a sapere cosa mi era successo e a rendermi conto che era come un lungo incubo da cui mi ero svegliato
In quel momento mi sono reso conto che piega aveva preso la mia vita, che i miei piani di studio erano cambiati in un istante, e che dovevo affrontare un lungo percorso medico di cui non sapevo quali sarebbero stati i risultati. In quel momento mi sono ricordato di un detto che Papa Kirillos amava molto: “Confida in chi ha scelto per te il cammino. Non ti lasca da solo.” Ho passato 3 anni in ospedale per farmi curare e ancora oggi continuo le mie cure.
E’ molto difficile parlare della mia storia, un po’ frustrante, ma sono un credente e la mia fiducia in Dio è sempre grande. Questo incidente non ha mai indebolito la mia fede, anzi, mi ha dato la forza per ricominciare a costruire la mia vita, per tornare e raggiungere i miei obiettivi.
Nella vita tutto ha uno scopo e tutto vanno secondo il piano che Dio ha disegnato per ognuno di noi. Il mio risveglio, credo, è un miracolo. Ho fatto molta strada, nessuno si aspettava che arrivassi fino a questo punto. Ho avuto dei momenti difficili, anche oggi.
A quattro anni dall’incidente, mi rendo conto che ho ancora molta strada da fare. Non so se tornerò mai come ero prima. Ma dico sempre grazie a Dio per tutto.
RULA AZIZEH
Mamma di Youssef
“È molto difficile spiegare alle persone quello che abbiamo attraversato, ma è giusto parlare della nostra esperienza perché può aiutare le persone e avvicinarle a Dio. E’ un argomento molto sensibile per me, ma consiglio alle persone di seguire la loro fede, perché – per me - a me la fede ha aiutato molto, perché mi trovavo di fronte ad una cosa che non potevo controllare, che era molto più grande di me. Ma Dio può tutto. Consiglio a tutti di sperare e pregare, sempre”.
Fr. MARWAN DEIDES, ofm
Parroco di Nazareth
“Le domande che ci dobbiamo porre sono queste: dove stiamo andando? Come lo stiamo facendo? Cosa accadrà a Youssef? Nessuno lo sa. Nessuno può predire il futuro ma sappiamo che abbiamo da fare una scelta: o mettiamo la nostra volontà, con fede, nelle mani del Signore fino a raggiungere, come Yousef, la meta, secondo la volontà del Signore, oppure scegliamo la via della pigrizia, della fatica, della disperazione e del pessimismo .
Youssef ha scelto la speranza, la fede, l’amore e la volontà di nostro Signore. La forza della fede e la volontà dell’uomo sono ciò che muove le montagne, come ci ha insegnato Gesù Cristo. Sia Gloria al Padre!”
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