Le antiche colonne del Santo Sepolcro al Terra Sancta Museum

2022-06-15 17:02:41
Alcune antiche colonne e due capitelli del Santo Sepolcro, dismessi nel grande restauro degli anni ‘70-’80 tornano nella Città Vecchia di Gerusalemme, dopo aver riposato per oltre 50 anni all’interno del complesso francescano del Getsemani. I reperti saranno sistemati in una sala apposita del Terra Sancta Museum, dedicata al Santo Sepolcro. Il Museo si trova all’interno del complesso francescano della Flagellazione. Il progetto è gestito dall’associazione “pro Terra Sancta”. SARA CIBIN Project manager “pro Terra Sancta” “La loro nuova casa sarà il Museo, dove avremo uno spazio adeguato per la loro interpretazione e per la presentazione al pubblico. Le colonne raccontano una storia molto interessante e molto variegata. È molto interessante per noi poterle esporre al pubblico di nuovo, e attraverso di loro raccontare le fasi del Santo Sepolcro e i secoli di devozione, di vita, che sono passati attraverso quegli ambienti”. Per capire l’origine e la storia di questi reperti entriamo proprio al Santo Sepolcro, guidati da Fr. Amedeo Ricco, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum: Fr. AMEDEO RICCO, ofm Studium Biblicum Franciscanum “Quando le tre comunità - greco-ortodossa, armena e cattolica -, si misero d’accordo per un grande restauro, dal 1969, nelle indagini architettoniche vennero scoperti questi elementi antichi all’interno di quelli che sembravano i pilastri ma in realtà si scoprì che anticamente c’era un’alternanza tra pilastri, basi e colonne. Togliendo la muratura vennero fuori i pezzi antichi, che poi vennero rimossi perché rovinati dalle fiamme degli incendi, dalla storia e dai terremoti. Non c’era una grande stabilità nella struttura, quindi per fare il restauro furono rimossi”. Le ipotesi sulla datazione di questi pezzi sono altrettanto suggestive: Fr. AMEDEO RICCO, ofm Studium Biblicum Franciscanum “Le colonne nel loro aspetto sembrano riportarci al tempo del II secolo d.C. quando nel luogo del Golgota, l’imperatore Adriano ordinò di costruire dei templi pagani. Molto probabilmente questi elementi architettonici sono precedenti l’epoca di Costantino, e vengono riutilizzati nel IV secolo nella costruzione dell’Anastasis”. Le colonne che vediamo oggi sono una riproduzione fedele di quelle asportate, scolpite in scala dagli artigiani di Betlemme, con l’impiego della pietra locale. L’operazione di movimentazione ha richiesto un lungo lavoro di preparazione, partito quasi un anno fa, per rispondere a sfide inedite. Innanzi tutto quella dello stato di conservazione dei reperti. Di questo si è occupata una squadra di restauratori italiani che da tempo collabora con “pro Terra Sancta”. PIETRO CORONAS Kermes - Restauratori senza frontiere “Facciamo parte di ‘Restauratori senza frontiere’, un’associazione che si occupa di salvaguardia dei beni culturali in paesi che non possono permettersi restauratori o in cui c’è poca presenza. In questo caso, il problema più grande era lo stato di conservazione di queste colonne: hanno problemi statici e un trasporto in queste condizioni non era consigliabile”. Dopo il consolidamento, la sfida del trasporto. SARA CIBIN Project manager “pro Terra Sancta” “Abbiamo dovuto cercare un macchinario che ci permettesse sia di garantire la sicurezza - che avesse la potenza di motore sufficiente - ma anche l’agilità e le dimensioni per potersi muovere in questo contesto non facile”. Le colonne sono state trasportate dal Getsemani verso la valle del Cedron, per poi risalire verso la Porta dei Leoni. Da lì, di nuovo in salita, fino all’ingresso del convento della Flagellazione, dove si trova il Terra Sancta Museum, la sede finale. Project manager “pro Terra Sancta” “Da quando le colonne sono all’interno dell’edificio vengono movimentate con dei carrelli elettrici. Abbiamo dovuto preparare delle strutture imponenti anche lì per garantire la movimentazione in sicurezza”. Un pezzo dopo l’altro i vari reperti trovano la loro collocazione, e vengono preparati per la presentazione al pubblico. E la fatica e le sfide di questo lavoro si sciolgono in un sorriso.

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