Preghiera dal Dominus Flevit a Gerusalemme
2020-04-06 08:18:46
Messaggio di Mons. Pierbattista Pizzaballa, ofm:
"Carissimi,
oggi non abbiamo celebrato la solenne e bellissima entrata di Gesù nella città di Gerusalemme come ogni anno, con fedeli provenienti da tutte le parrocchie della diocesi e con pellegrini provenienti da tutto il mondo.
Non abbiamo alzato le nostre palme e i nostri ulivi per gridare “Osanna” al nostro Re, Gesù il Cristo. Le strade, che in questo giorno avrebbero dovuto essere piene di gente e di canti, inni e suono di cornamuse, sono vuote e silenziose.
Cosa ci sta dicendo il Signore? Perché tutto ciò? Cosa possiamo fare in questi momenti così drammatici per la vita del mondo e per la nostra?
La popolazione di Gerusalemme ha accolto Gesù con entusiasmo, riconoscendolo come Re, come il Messia atteso, come colui che avrebbe ascoltato finalmente le loro preghiere.
Ma Gesù sa - e il Vangelo ce lo dice - che nulla è così semplice. Sappiamo che è venuto a Gerusalemme, non per sedere in trono come David, ma per essere ucciso. Il significato che Gesù attribuisce alla sua "entrata trionfale" è diverso dal significato che la popolazione di Gerusalemme aveva visto in essa. Forse è questa la lezione che Gesù ci vuole dare oggi. Ci rivolgiamo a Dio quando c'è qualcosa che ci fa male. Quando siamo in difficoltà, improvvisamente tutti sentiamo nascere in noi le domande più grandi e alle quali è più difficile dare risposta.
In altre parole, noi vogliamo che Gesù diventi il tipo di re e messia che risolva i nostri problemi: la pace, il lavoro, la vita dei figli o dei genitori, che ci dia un aiuto, insomma, nella difficile situazione in cui ci troviamo. Vogliamo che ci salvi dal Corona Virus, che tutto torni come prima….
Certo, sappiamo che Gesù risponde alle nostre preghiere e non pretende che le nostre motivazioni siano pure. Lui è venuto per cercare e salvare i perduti. Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
Tuttavia, allo stesso tempo, Gesù risponde a modo suo. Proprio perché Gesù dice "sì" ai nostri desideri più profondi, dovrà dire "no" ai nostri desideri immediati.
La gente di Gerusalemme voleva un profeta, ma questo profeta avrebbe detto loro che la città era sotto l'imminente giudizio di Dio. Volevano un Messia, ma questi avrebbe avuto il suo trono su una croce pagana. Volevano essere salvati dal male e dall'oppressione, ma Gesù li avrebbe salvati dal Male in tutta la sua profondità, non solo dal male dell'occupazione romana e dallo sfruttamento da parte dei ricchi.
La storia della grande entrata a Gerusalemme, quindi, è una lezione sulla discrepanza tra le nostre aspettative e la risposta di Dio.
Le folle saranno deluse, perché Gesù non risponderà alle loro attese di salvezza immediata. Nel profondo, però, non sarà così: l’ingresso di Gesù a Gerusalemme è davvero il momento in cui la salvezza sta nascendo. Gli "Osanna" erano giustificati, anche se non per i motivi che avevano supposto i gerosolimitani. Imparare questa lezione è fare un grande passo verso la vera fede cristiana.
Forse anche noi siamo delusi, perché le nostre preghiere non sono ascoltate, le nostre attese restano senza apparente risposta. Sembra che Dio non ci ascolti. Riconosciamolo: siamo ancora lontani da questa fede semplice e pura, la fede dei poveri. Vorremmo, vogliamo che la nostra vita cambi, qui ed ora, non in un generico futuro o nell’aldilà. Vogliamo un Dio onnipotente e forte, vogliamo avere fede in un Dio che ci dia certezze e sicurezza. Che ci tranquillizzi in questo mare di paure e incertezze in cui ci troviamo ora.
Il Vangelo, tuttavia, ci dice che la fede cristiana è fondata sulla speranza e sull’amore, non sulla certezza. Lui non risolverà tutti i nostri problemi, non ci darà tutte le certezze di cui la nostra natura umana ha bisogno, ma non ci lascerà soli. Sappiamo che ci ama.
Al suo passaggio, le folle stesero i propri mantelli ai piedi di Gesù e lo accolsero con quei pochi rami di ulivo e palme che riuscirono a trovare. Nonostante la nostra fatica a comprendere, allora, poniamo anche noi di fronte al nostro Messia quel poco che abbiamo, le nostre preghiere, le nostre necessità, il nostro bisogno di aiuto, il nostro pianto, la nostra sete di Lui e della Sua parola di consolazione. Sappiamo di avere bisogno di purificare le nostre intenzioni, e chiediamo a Lui anche questa grazia: comprendere di cosa abbiamo davvero bisogno. E qui, oggi, nonostante tutto, alle porte della Sua e nostra città, dichiariamo di volerlo accogliere davvero come nostro Re e Messia, e di seguirlo nel Suo cammino verso il Suo trono, la croce. Ma Gli chiediamo anche che ci dia la forza necessaria per portare la nostra con il Suo stesso, fecondo amore."
+ Pierbattista
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